Questa settimana e' volata tra impegni, ricerche, giri in bicicletta e visite ai villaggi. la prossima e' l'ultima intera, cavolo e' gia' finita. A volte sembra che il tempo non passi mai, altre che corra via senza chiedere troppo il permesso.
La mia permanenza a Siem Reap si concludera' domani.
Oggi ho salutato uno dei miei due interpreti alla scuola, e' stato un momento bellissimo. Sapete come sono gli asiatici no, non amano troppo i contatti fisici... ecco, dopo i saluti di rito quei "teniamoci in contatto'' che sai dureranno poco, Vuthy mi ha porto la mano per salutarmi all'occidentale, io invece l'ho abbracciato e baciato sulle guance.... ho creato panico e imbarazzo nel sud est asiatico! lui rideva rosso in volto e abbassando la testa, io gli ho spiegato che cosi' si fa in Italia. E' stato un momento davvero molto bello dal punto di vista umano.
Io sto bene, anche se questa settimana piu' volte mi sono sentita messa messa alla prova, piu' volte ho incontrato i miei limiti e le mie debolezze. Questa terra ti mette a nudo e ti lacera con la stessa velocita' con cui ti fa innamorare di lei.
La sua gente e' un tesoro da scoprire.
Dovendo fare le interviste per la tesi, mi sono ritrovata moltissime volte a parlare con persone diverse, e da ognuna ho cercato di rubare quanto piu' potevo. Possiedono una tale saggezza e profondita' che ti ci potresti perdere.Non e' sempre facile, ho intervistato un uomo di 85 anni, era soldato ai tempi della presa di Phnom Penh da parte dei Khmer rouges. Mi ha raccontato di come ha perso tutta la sua famiglia, moglie e quattro figli, nei campi, per la fame. Li ha visti consumarsi giorno dopo giorno sotto i suoi occhi... per fame. Quando io gli ho chiesto qualcosa in piu' lui ha abbassato il capo e fatto cenno di no. non voleva ricordare, non voleva andare oltre. Il suo sguardo in quel momento non lo dimentichero' mai. Sono stata molto male, qui la maggior parte delle persone ha subito lutti gravissimi nelle famiglie, ha perso tutto, eppure sorridono, sorridono sempre. Faccio fatica a comprendere come in un paese dove una guerra fratricida e' finita da appena 10 anni, si riesca a vivere cosi' tranquilli gli uni vicini agli altri, magari anche vicino al tuo carnefice. Deve essere a causa di una saggezza che noi abbiamo dimenticato. Hanno una tale grandezza d'animo eppure hanno corpi cosi' sottili.
Lo scorso week end l'ho passato tra i villaggi piu' poveri della cambogia: sabato presso una famiglia per cui ho cucito foglie di palme per riparare i muri ed il tetto. Il tetto in palma dura circa 5 anni, le pareti 3. Due genitori e 10 figli, 2 dei quali in citta'. Gli altri tutti attorno a prenderti la mano e guardarti incuriositi. La piu' piccola aveva tre anni e la madre fieramente mi ha detto che la allatta ancora, cosi' cresce forte. La mamma, stesa sull'amaca mi dava indicazioni su come cucinare le formiche rosse con le teste di pesce, intanto una delle figlie piu' grandi frugava tra i suoi capelli in cerca di ospiti poco graditi. Il padre, un uomo di 60 anni che ne dimostrava molti di piu', raccoglieva le foglie di palma e intrecciava piccoli doni per me: un uccello e un cuore con cui poi i bambini hanno giocato. Quando ho chiesto se potevo andare in bagno loro semplicemente mi hanno sorriso e mi hanno indicato i prati li attorno... che sciocca che sono stata.
I bambini han voluto mostrarmi i loro campi per giocare, io allora li ho fatti mettere in cerchio e prendere per mano ed insegnato loro il girotondo. Ovviamente tutto in italiano che loro ripetevano perfettamente. E' stato uno dei momenti piu' belli di tutto il viaggio finora. I bambini sono gli stessi in tutto il mondo, alcuni sono solo piu' semplici, ma sono sempre e comunque la parte migliore.
I genitori poi mi hanno chiesto quanti anni avessi, quando ho detto 28 mi han detto che sono vecchia soprattutto per non avere figli. Qui l'aspettativa di vita e' attorno ai 58 anni per gli uomini, 61 per le donne, se ci penso io per loro sono a meta' percorso.
Poi ho visitato i villaggi galleggianti sul lago piu'grande del sud est asiatico... so che fa molto primo mondo dirlo, ma dopo un week end cosi volevo solo chiudere gli occhi e non vedere piu'nulla. far finta di non aver mai visto quella gente dimenticare tutto perche' la realta', quella realta' e'davvero molto dura da accettare. Credo che ad un certo punto il cervello semplicemente non ne possa piu'.
Ghandi diceva che si puo' giudicare un popolo dal modo in cui tratta i suoi animali.... se questo e'vero, io ho grandissimo rispetto per i cambogiani. Non picchiano gli animali (intendo cani e gatti), e non li uccidono perche' e' vita e alla vita non va posta fine. Cosi come trattano molto bene i bambini e le donne, gli uomini nei villaggi cucinano per tre mesi dopo il parto, perche' la donna deve solo pensare a nutrire il figlio e riposare. lei tornera' a lavorare nei campi solo dopo un anno dalla nascita. Abbiamo cosi tanto da recuperare per quanto riguarda la natura ed il suo rispetto. E non e' la raccolta differenziata che ce lo fa imparare, io parlo del rispetto quello vero, l'Amore, perche' alla fine io appartengo a questo mondo cosi come ci appartiene un insetto.
Con il mio interprete siamo andati da una fortune teller, un indovina, che qui e' una cosa molto seria, vengono consultati per tutte le questioni importanti. Siamo andati in motorino in mezzo alla campagna, quella vera. Strade di terra allagate dal monsone, rosse come vene quasi fossero vive, bellissime.
E poi questo contrasto di colori primari che ti mozza il fiato: il blu del cielo terso, il rosso della terra, il giallo del sole limpido e alto di mezzogiorno ed il verde carico di linfa della vegetazione. Uno spettacolo per occhi e anima. Poi questi bambini nudi e felici dappertutto, le mucche magre che ti guardano e non si spostano, galline picolissime circondate da pulcini microscopici e gatti... i gatti che sono gli stessi dovunque vai, che passano il tempo a rincorrersi e rincorrere le foglie.
L'incontro con la fortuneteller e' stata una delle esperienze piu' magiche della mia vita, ma va raccontato a voce, non scritto perche' l'atmosfera in quella capanna e'qualcosa che solo la viva voce puo' cercare di descrivere in maniera corretta, raccontando le emozioni.
L'altra sera, andando in bici, ho alzato gli occhi e ho visto una stella, l'unica in un cielo cupo di monsone, e mi ha ricordato che da quando sono arrivata non avevo mai alzato gli occhi al cielo di notte.
Quante stelle mi sono persa per controllare la strada? Per non perdere la via?
A meta' viaggio ho deciso di ricordarmi sempre di guardare il cielo di sera per non perdermi piu' nulla.
Vivere e' proprio un bell'esercizio come scrisse sepulveda dall'altra parte del mondo...
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l'altro che entra dentro noi stessi.
RispondiEliminaquest'altro a casa non posiamo/riusciamo a scoprirlo.
chiamala abitudine, chiamala sonnolenza.
serve vagare per scoprire chi davvero siamo.
un abbraccio forte