Le mani non devono essere perfette per fare carezze creative

giovedì 4 ottobre 2012

Le nuvole vanno a sud


E allora dove vanno le nuvole quando smette di piovere?
A sud, le nuvole vanno a sud.




Era cominciato tutto un anno prima.
Si erano incontrati per caso, entrambi persi tra mille volti di gente estranea. Si erano riconosciuti dalla voce, lui l’aveva chiamata, lei si era voltata.
Era iniziata così e non sarebbe finita.
Si conoscevano da sempre, che è come dire da mai, perché in questi casi gli avverbi di tempo hanno tempi diversi.  almeno dieci anni, ma non si vedevano da tre.
Sai la novità, sono tornato single le disse ….
Lo so ho saputo, non capisco però se ne sei felice o se devo farti le condoglianze.
Andiamo, ti offro da bere.
Non serve, è stato un piacere.
Insisto.
Lei non capiva il perché di quel pomeriggio trascorso a parlare dei contorni delle loro vite, perché la loro superficie non l’avevano sfiorata. Parole usate per riempire i vuoti ed i pieni di discorsi inutili ed imbarazzati, che rubavano il tempo ad altre compagnie, ad altri interessi. Circostanza, la chiamerebbero alcuni, educazione, pensava lei, mentre cercava una scusa, un buon motivo per scappare di li.
Non l’aveva colpita con le sue storie di bordelli a pigalle, di trasferte di lavoro e colleghi poco interessanti.
Lei invece si, aveva fatto centro con i suoi brevi accenni al sud est asiatico, al sud america al sud del mondo … sud, il suo punto cardinale preferito, quello a cui lei sentiva di appartenere da sempre.
Devo andare a messa, scusa, ma devo proprio. Sapeva che così lui non avrebbe potuto trattenerla.
Va bene, allora .. ci vediamo presto. Anzi, ci vediamo già la settimana prossima, ci sarò anche io al battesimo di tuo nipote.


Niente, proprio non capiva che lei non lo voleva attorno a sé, che non le interessava. Non aveva voglia di conoscere nessuno quel febbraio, la sua vita era già troppo piena di persone che assorbivano tutti i suoi interessi, che le chiedevano sempre di essere presente di “stare”.
… Stare … un verbo così importante per lei. Stare, essere, restare, di cui voleva diventare declinazione a tutti i costi.
Ha sapore di contatto questo verbo, di umanità e di impegno;  dovrebbe avere una considerazione maggiore … quante volte se lo era ripetuto, quante nella speranza che qualcuno considerasse interessante stare presso di lei. Ma alla fine quello che più contava era riuscire ad essere vera nella sue relazioni, non chiedeva molto lei, in compenso dava tantissimo non portando mai in pari i piatti della bilancia, accumulava debiti d’affetto come se nel suo cuore non ci fosse posto sufficiente per ricevere e per questo doveva continuare a donarsi costantemente senza essere ricambiata.
Stava uscendo a fatica da una brutta storia in quelle settimane. In realtà non ne sarebbe uscita che l’anno successivo, ma si stava illudendo di chiudere un rapporto non sano che la teneva legata in relazioni succhia sangue e succhia anima.  Quel lui era bellissimo, uno degli uomini più belli che lei avesse mai conosciuto e lei si stupiva ogni singolo istante del suo stargli accanto, di come uno così avesse anche solo potuto accorgersi che lei respirava. Anche quella volta era stato un incontro per caso, lui era apparso da una porta e lei aveva pensato, questo lo sposo. Erano passati due anni da quel giorno di un altro febbraio più giovane.
Erano passate tante esperienze, condivisioni, giorni di crescita conditi però da paure e dubbi e dalla necessità di lei di farlo sentire importante, più importante di chiunque altro persino di se stessa. Si era persa, si stava disfacendo in mille pezzi che poi avrebbe faticato a ricomporre. Ma lui continuava a cercarla. Ogni volta che lei si allontanava, ogni volta che diceva ora devo andare, lui tornava. Tornava sempre. E lei si faceva trovare. Bisogno, necessità di sentirsi voluti bene …  Ma due metà non fanno un intero. Due metà rimangono tali.
C’era stata la Cambogia di mezzo. Un mese di solitudine era servito a pensare a se stessa, a ritrovarsi almeno un po’, a notare per la prima volta negli occhi delle persone il riflesso della donna che sognava di essere da piccola. Si era sentita tutta in quel mese, il suo corpo era il perfetto contorno del suo spirito, era lì che doveva essere, era in quel corpo che doveva vivere. Al suo ritorno però lui c’era ancora e lei proprio non fu in grado di allontanarlo.
Un altro anno ed eccoci al pomeriggio di febbraio. Era appena stata a pranzo con D quando si era sentita chiamare.  Un’altra d, che coincidenza pensò, ma non era bello , non era interessante non era lui e  lei non aveva voglia di sprecare tempo per altri, lei esisteva per D, non poteva esserci nessun altro.