Le mani non devono essere perfette per fare carezze creative

lunedì 30 agosto 2010

Convalido l'iscrizione di questo blog al servizio Paperblog sotto lo pseudonimo monicade

Piove

Piove. E' la prima pioggia grossa che vedo da quando sono tornata dalla Cambogia. E' fine agosto e l'aria si è decisamente rinfrescata.
"Ecco l'autunno", "Chiudi tutte le finestre", "L'estate è finita", "Quest'anno ha piovuto sempre, non se ne può più".

Queste sono le frasi che accompagnano questo acquazzone passeggero.

Piove. Ed io sto qui a fissare dalla finestra di camera mia, questi goccioloni che bagnano la strada e non posso non pensare al monsone che ha segnato il mio tempo in Cambogia.
Qui le strade non si allagano dopo tre minuti e non sei costretto a camminare in questo fiume d'acqua che corre veloce, mescolando terra rossa, polvere e storie di piedi che camminano scalzi non importa quale sia la superficie che li sostiene.
E' strano come ti rendi conto di quanto anche solo la pioggia possa essere diversa vista da un'altra prospettiva.
Ho sempre odiato la pioggia, perchè ti rende difficile muoverti in città, perchè porto gli occhiali e se si bagnano le lenti vedo male, perchè ti sporca i pantaloni e ti rallenta.

Ora no. Dopo un mese di piogge torrenziali, amo la pioggia e la rispetto.
In Kampuchea la pioggia si benedice. Se piove molto cresce il riso e la gente mangia. Non ho mai sentito nessuno lamentarsi dell'acqua che scende dal cielo. Anche perchè l'acqua è vita e se sai come utilizzarla ti rendi veramente conto di quale prezioso tesoro è nascosto dentro ogni piccola nube.

Il forte vento improvviso in un caldo e afoso pomeriggio è l'avvertimento che il tempo sta per subire un cambiamento repentino. Se ti trovi per strada ed il sole è davvero molto forte ed all'improvviso ti stupisci dell'aria fresca che ti accarezza, impari che hai circa dieci minuti di tempo per trovare un riparo, perchè quello è il tempo necessario al monsone per manifestare la sua straordinaria bellezza.
Il cambiamento è improvviso, le nuvole arrivano veloci e sono scure, profonde, i tuoni sono come tamburi battuti con violenza e le gocce di pioggia cadono all'unisono, senza introduzioni di sorta, così, tutte assieme.
L'aria passa dall'essere molto umida a fresca e tu torni a respirare normalmente, respiri profondi e lunghi così da fare riserva di fresco per quando poi la pioggia cesserà.
Non c'è molto che tu possa fare contro la pioggia nel sud est asiatico.

Puoi arrabbiarti con lei, perchè magari ha interrotto la tua passeggiata costringendoti a cercare riparo sotto qualche tettoia, oppure puoi godertela ed approfittare di lei come fanno i bambini, ad esempio, che non perdono tempo per spogliarsi dei loro pochi vestiti e correre in strada a giocare e ridere. O ancora, come fanno gli adulti, che hanno sempre con loro le carte od un sacchetto di scacchi, al primo vento loro di fermano sotto un posto sicuro e cominciano a giocare finchè il temporale non è finito. Poi rimontano in motorino o sul loro tuk tuk e la vita riprende come se nulla fosse successo.
Puoi fare delle interessanti chiaccherate sotto le tettoie delle città cambogiane, puoi recuperare e ritrovare il tempo per dare una dimensione più "umana" alla tua vita, nel senso di più aperta e disponibile alla socializzazione, durante un bel temporale. Potrebbe addirittura capitarti di innamorarti se la pioggia dura abbastanza....

E noi qui che malediciamo la pioggia perchè ci toglie tempo... E se invece lei continuasse a cadere proprio per ricordarci che noi non possiamo fare nulla? Che lei c'era e ci sarà sempre, noi invece no? Se volesse darci un'occasione per riconciliarci con il ritmo naturale del mondo, per ricordarci di tornare a godere di quei momenti di pausa bagnati e rinfrescanti?

Ero solita odiare la pioggia, ora la guardo e sorrido e mi vengono in mente i versi di una canzone...

Through the rain I saw a child just like my child
Someone's son or daughter
I watched as they played for a while
I wanted to cry, those babies just smiled

Let it Rain...

domenica 22 agosto 2010

La linea d'ombra

La linea d'ombra la nebbia che io vedo a me davanti per la prima volta nella vita mia mi trovo a saper quello che lascio e a non saper immaginar quello che trovo mi offrono un incarico di responsabilità portare questa nave verso una rotta che nessuno sa è la mia età a mezz'aria in questa condizione di stabilità precaria ipnotizzato dalle pale di un ventilatore sul soffitto mi giro e mi rigiro sul mio letto mi muovo col passo pesante in questa stanza umida di un porto che non ricordo il nome il fondo del caffè confonde il dove e il come e per la prima volta so cos'è la nostalgia la commozione nel mio bagaglio panni sporchi di navigazione per ogni strappo un porto per ogni porto in testa una canzone è dolce stare in mare quando son gli altri a far la direzione senza preoccupazione soltanto fare ciò che c'è da fare e cullati dall'onda notturna sognare la mamma... il mare.
Mi offrono un incarico di responsabilità mi hanno detto che una nave c'ha bisogno di un comandante mi hanno detto che la paga è interessante e che il carico è segreto ed importante il pensiero della responsabilità si è fatto grosso è come dover saltare al di là di un fosso che mi divide dai tempi spensierati di un passato che è passato saltare verso il tempo indefinito dell'essere adulto di fronte a me la nebbia mi nasconde la risposta alla mia paura cosa sarò dove mi condurrà la mia natura? La faccia di mio padre prende forma sullo specchio lui giovane io vecchio le sue parole che rimbombano dentro al mio orecchio "la vita non è facile ci vuole sacrificio un giorno te ne accorgerai e mi dirai se ho ragione" arriva il giorno in cui bisogna prendere una decisione e adesso è questo giorno di monsone col vento che non ha una direzione guardando il cielo un senso di oppressione ma è la mia età dove si sa come si era e non si sa dove si va, cosa si sarà che responsabilità si hanno nei confronti degli esseri umani che ti vivono accanto e attraverso questo vetro vedo il mondo come una scacchiera dove ogni mossa che io faccio può cambiare la partita intera ed ho paura di essere mangiato ed ho paura pure di mangiare mi perdo nelle letture, i libri dello zen ed il vangelo l'astrologia che mi racconta il cielo galleggio alla ricerca di un me stesso con il quale poter dialogare ma questa linea d'ombra non me la fa incontrare. Mi offrono un incarico di responsabilità non so cos'è il coraggio se prendere e mollare tutto se scegliere la fuga od affrontare questa realtà difficile da interpretare ma bella da esplorare provare a immaginare cosa sarò quando avrò attraversato il mare portato questo carico importante a destinazione dove sarò al riparo dal prossimo monsone mi offrono un incarico di responsabilità domani andrò giù al porto e gli dirò che sono pronto a partire getterò i bagagli in mare studierò le carte e aspetterò di sapere per dove si parte quando si parte e quando passerà il monsone dirò levate l'ancora diritta avanti tutta questa è la rotta questa è la direzione questa è la decisione.

Io non sono qui.

Tornare a casa dopo un'esperienza come quella che ho vissuto, è la cosa più difficile da fare.
Tornare a casa e cercare di mettere assieme la tua vecchia vita e la vita che ti ha cambiata profondamente ti provoca dei sentimenti e delle sensazioni decisamente difficili da gestire e comprendere.

Mi manca la Cambogia. Mi manca la semplicità della sua vita, l'immediatezza nelle relazioni, la verità dei rapporti che ti accolgono con grandi sorrisi.
Qui la gente se guardandoti sorride, non sorride CON te ma DI te, e questa cosa non la sopporto più.
La Cambogia ha profondamente rivoluzionato il mio essere, facendomi scoprire una parte di me che avevo dimenticato, ridonandomi la mia vera essenza, regalandomi una forza che non credevo mi appartenesse più.
Sono diventata adulta in Cambogia, pronta a prendermi responsabilità che prima di partire neanche consideravo. Vedo le cose in maniera diversa, da un altro punto di vista, quello di una persona che si è trovata di fronte ai propri limiti ed alle proprie debolezze ed ha imparato a gestirle e farci i conti.

Sono stata accolta con il cuore aperto da persone che non sapevano neanche dove fosse il paese da cui vengo. Hanno fatto di tutto per farmi stare bene e per rendermi come loro. Ed è stato un regalo bellissimo sentirsi dire che secondo loro io in parte cambogiana lo ero già.

Non ho scelto la Cambogia prima di partire, è lei che ha scelto me e mi ha chiamata a conoscerla ed amarla.
Tornerò li, ci tornerò presto e chissà che la mia vita non prosegua li, dove i rapporti umani sono ancora la cosa più importante, dove la verità delle relazioni è l'unica cosa che conta.

Aukun Kampuchea, ci rivediamo presto.

sabato 14 agosto 2010

Dispacci dalla Cambogia #4

4 significa un mese e significa che la mia permanenza qui sta per concludersi. Mercoledi parto e saro in italia giovedi mattina e se devo dirvela tutta nn vedo l' ora.
un mese di solitudine era quello che cercavo quando sono partita, ma senza falsi eroismi, non e' facile, a volte un' ora dura un giorno. Pero' aldila della fatica e della stanchezza che inevitabilmente ti trovano e' stato il viaggio che volevo, quello di cui avevo bisogno.

questa settimana e' stata una settimana in movimento, ho girato la cambogia da nord a sud in autobus con tendine e pizzi ai finestrini. Ho visitato le maggiori provincie e ho visto le grandi differenze tra una citta' e l'altra e tra la gente.
Battambang, a 100 km dal confine con la thailandia, ad esempio, e' la citta' in cui le tracce del colonialismo francese sono piu presenti. Ed e' vero, lo vedi nell'architettura, nelle insegne stradali bilingue, te ne accorgi perche' la gente ti parla prima in francese e poi in inglese. Battambang e' Cambogia, e' caos, e' sporca. E' la provincia piu ricca ed i suoi villaggi sono molto diversi da quelli attorno siem reap. Le strade sono tutte, o almeno quelle che conducono verso la ricca thailandia, asfaltate, e facilmente percorribili. Ho visitato i killing fields, che qui sono grotte in cui i khmer rouges hanno ucciso circa 6000 persone semplicemente buttandoli giu, assomigliano molto alle fosse ardeatine, forse c' e' una sorta di macabro legame che rende simili luoghi come questi.Tutte le persone che ho conosciuto ed intervistato a Siem Reap sono state deportate o hanno seppellito qualcuno a battambang, ci dovevo andare, glielo dovevo.
A battambang c' e' anche l' ospedale di emergency in cui sono stata sabato scorso. E' un posto bellissimo, pur essendo un ospedale. E' il primo che emergency abbia mai aperto, e' dedicato ad ilaria alpi e quando entri sei a casa. Sono stata a parlare con i medici, mi hanno detto che dall' inizio dell' anno ci sono stati 100 casi di feriti da mine, l' anno scorso in tutto l' anno 240, e che la cambogia si potra definire' sicura, si stima tra 20 o 30 anni.
La cosa piu bella successami qui e' stato essere ringraziata da molte persone per il fatto di essere italiana, per qui, mi han detto, gli italiani sono gli unici che vengono veramente a prendersi cura di noi e lo fanno gratis e sono brava gente. Mi han detto che il nostro governo e' bravo.... io ho subito specificato che emergency col governo non c' entra nulla... Pero e' la prima volta che mi capita di essere ringraziata per il fatto di essere italiana, e mi ha fatto stare bene pensare che grazie a quei medici noi si sia visti bene.

ho preso poi il bus e sono andata a sud... 10 ore tra strade asfaltate e bumping roads ossia sterrati piene di buche allagate in autobus che per tutto il tragitto trasmettono video del karaoke ad un volume improponibile.
Sono andata a sihanoukville, al mare. Forse il posto meno cambogiano della cambogia intera.
Quelli sono i tropici, lontani anni luce dai villaggi che ho conosciuto. Mi sono pentita quasi subito di esserci andata perche mi mancavano la semplicita e l' immediatezza che avevo incontrato negli altri luoghi. A sihanoukville girano parecchi soldi, ma non c' e' traccia di quelli che finora sono stati per me i tratti caratteristici del popolo cambogiano. Sembra che ci sia un legame tra maggior ricchezza materiale e minore grandezza d' animo. o almeno questo e' il senso che mi ha dato.

Ma a tutto c' e' un motivo, ed in spiaggia, per la prima volta, ho visto cosa il nostro turismo di massa produce in queste terre... il turismo sessuale. decine di vecchi europei accompagnati da ragazze bellissime, di eta indefinibili, ma cosa molto piu triste e grave, bambini che ti si avvicinano e ti chiedono con fare molto suadente se tu sei li da sola e se nn vuoi compagnia. Provarlo sulla tua pelle e' una cosa che ti lascia senza fiato. perche' non c'e' nessun tipo di giustificazione a questo. e' aberrante. non vi dico di piu di questo, perche' mi fa ancora molto male pensarci.

ho ripreso poi il bus e sono tornata a phnom penh in questa citta che la prima volta che l' ho vista mi ha spaventato molto. Ora dopo un mese di cambogia mi sembra di essere a londra. ci pensavo oggi finche' camminavo per questi grandi boulevard dove le vetrine sono cosi uguali alle nostre cosi anonime. e anche qui ti accorgi di cosa il nostro turismo ha provocato in questa gente... qui lo sfruttamento sessuale e' palese, qui le ragazze vestono all' occidentale mentre nelle altre province no, perche' ad esempio, mettere gli shorts e' considerato troppo provocante. ma qui in capitale va bene.
Phnom Penh e' bella, e' un casino pero ti ci affezioni.
Non e' rimasto praticamente piu nulla della citta' amata da terzani, non c' e' piu nulla di quell' atmosfera un po bohemienne che doveva esserci qui 30, 40 anni fa, e' cresciuta in fretta, si e' adeguata velocemente al mondo occidentale. Ed in questo credo che la guerra abbia fatto molto, ad esempio, per vedere uno spettacolo di teatro delle ombre che e' patrimonio della cambogia e che dovrebbere essere molto facile da vedere nelle strade, siamo dovuti andare in periferia ed in zone poco raccomandabili. Pol pot e' proprio stato bravo a distruggere la cultura del suo paese, cosi facendo ha creato le basi perfette per l' appiattimento culturale effetto poco considerato della globalizzazione.
Non conosco pero ancora abbastanza questa citta' per poterne scrivere adeguatamente.

Una cosa che invece in questa settimana ho avuto modo di considerare, e' che la pelle della gente, la loro fisionomia, persino il modo di sorridere cambia di provincia in provincia. Cosi come cambia la terra, e questo mi fa pensare che ci sia un legame tra terra e pelle e che le rughe degli uomini siano un po le crepe del suolo. anche la mia pelle, infondo, rivela le mie origini, quindi perche' non dovrebbe essere lo stesso qui?
a Sihanoukville non ci sono gabbiani, a battambang la gente e' piu anziana che nelle altre provincie... quanto centrera' questo col fatto che quasi 4 milioni di persone sono state deportate da quelle parti? quante sono rimaste li, dopo la guerra?
ci sono anche piu mendicanti a battambang... e' la provincia piu ricca del paese, che significhi che un maggior benessere economico produca anche un maggior numero di poveri? o quanto meno uno squilibrio maggiore tra poveri e meno poveri?

Ho visto produrre la carta di riso che serve per fare gli involtini primavera... non credo ne mangero piu uno, perche' e' un lavoro massacrante; ho scoperto che 2 ettari di risaia bastano appena a sfamare una famiglia di 6 persone e che 1 tonnellata di riso viene pagata 85 dollari e che quindi conviene tenersela per l'autosostentamento.

Ho capito che dopo un' esperienza come questa, sei chiamata a scegliere giorno dopo giorno quando poi torni a casa, perche' le cose che hai conosciuto, gli incontri, le storie, i volti e gli sguardi ti si imprimono dentro come marchio a fuoco e te le porti con te. Si rischia una radicalita' che puo essere mal compresa, ma e' una questione di scelta, puoi far finta di non aver mai visto oppure tenerlo ben presente e farci i conti.

Ho scoperto ed imparato molto in questa settimana in movimento... ma non posso raccontarvi tutto via mail...

sono finita in ospedale per avvelenamento da cibo, ora sto bene non preoccupatevi, ma non e' stato piacevole.

ho realizzato quale grande privilegio mi sia stato concesso nel fare questo viaggio in questa terra. Ho avuto l'opportunita' di leggere al tramonto in un parco in indocina, cenare con un monaco buddista e parlare di dio, vedere il lago piu grande del sud est asiatico ed ho pianto delle storie di vita che mi hanno incrociata.
Una mia amica mi ha detto che venendo qui ho quasi abbracciato il mondo,.. e' vero ed e' bello.
Mia madre prima di partire, mi ha detto che infondo lei non era troppo preoccupata per me (anche se ovviamente mentiva), perche 'tu dalla vita non hai mai avuto nulla facilmente e poi sei creciuta lavandoti in bacinelle con l' acqua del pozzo... ce la puoi fare laggiu' ed ho capito quale grande tesoro sia stata quell' infanzia cosi semplice perche e' anche grazie a quello che qui mi sono sentita a casa la maggior parte del tempo.

giovedì 5 agosto 2010

dispacci dalla cambogia #3

Questa settimana e' volata tra impegni, ricerche, giri in bicicletta e visite ai villaggi. la prossima e' l'ultima intera, cavolo e' gia' finita. A volte sembra che il tempo non passi mai, altre che corra via senza chiedere troppo il permesso.
La mia permanenza a Siem Reap si concludera' domani.
Oggi ho salutato uno dei miei due interpreti alla scuola, e' stato un momento bellissimo. Sapete come sono gli asiatici no, non amano troppo i contatti fisici... ecco, dopo i saluti di rito quei "teniamoci in contatto'' che sai dureranno poco, Vuthy mi ha porto la mano per salutarmi all'occidentale, io invece l'ho abbracciato e baciato sulle guance.... ho creato panico e imbarazzo nel sud est asiatico! lui rideva rosso in volto e abbassando la testa, io gli ho spiegato che cosi' si fa in Italia. E' stato un momento davvero molto bello dal punto di vista umano.

Io sto bene, anche se questa settimana piu' volte mi sono sentita messa messa alla prova, piu' volte ho incontrato i miei limiti e le mie debolezze. Questa terra ti mette a nudo e ti lacera con la stessa velocita' con cui ti fa innamorare di lei.

La sua gente e' un tesoro da scoprire.
Dovendo fare le interviste per la tesi, mi sono ritrovata moltissime volte a parlare con persone diverse, e da ognuna ho cercato di rubare quanto piu' potevo. Possiedono una tale saggezza e profondita' che ti ci potresti perdere.Non e' sempre facile, ho intervistato un uomo di 85 anni, era soldato ai tempi della presa di Phnom Penh da parte dei Khmer rouges. Mi ha raccontato di come ha perso tutta la sua famiglia, moglie e quattro figli, nei campi, per la fame. Li ha visti consumarsi giorno dopo giorno sotto i suoi occhi... per fame. Quando io gli ho chiesto qualcosa in piu' lui ha abbassato il capo e fatto cenno di no. non voleva ricordare, non voleva andare oltre. Il suo sguardo in quel momento non lo dimentichero' mai. Sono stata molto male, qui la maggior parte delle persone ha subito lutti gravissimi nelle famiglie, ha perso tutto, eppure sorridono, sorridono sempre. Faccio fatica a comprendere come in un paese dove una guerra fratricida e' finita da appena 10 anni, si riesca a vivere cosi' tranquilli gli uni vicini agli altri, magari anche vicino al tuo carnefice. Deve essere a causa di una saggezza che noi abbiamo dimenticato. Hanno una tale grandezza d'animo eppure hanno corpi cosi' sottili.

Lo scorso week end l'ho passato tra i villaggi piu' poveri della cambogia: sabato presso una famiglia per cui ho cucito foglie di palme per riparare i muri ed il tetto. Il tetto in palma dura circa 5 anni, le pareti 3. Due genitori e 10 figli, 2 dei quali in citta'. Gli altri tutti attorno a prenderti la mano e guardarti incuriositi. La piu' piccola aveva tre anni e la madre fieramente mi ha detto che la allatta ancora, cosi' cresce forte. La mamma, stesa sull'amaca mi dava indicazioni su come cucinare le formiche rosse con le teste di pesce, intanto una delle figlie piu' grandi frugava tra i suoi capelli in cerca di ospiti poco graditi. Il padre, un uomo di 60 anni che ne dimostrava molti di piu', raccoglieva le foglie di palma e intrecciava piccoli doni per me: un uccello e un cuore con cui poi i bambini hanno giocato. Quando ho chiesto se potevo andare in bagno loro semplicemente mi hanno sorriso e mi hanno indicato i prati li attorno... che sciocca che sono stata.

I bambini han voluto mostrarmi i loro campi per giocare, io allora li ho fatti mettere in cerchio e prendere per mano ed insegnato loro il girotondo. Ovviamente tutto in italiano che loro ripetevano perfettamente. E' stato uno dei momenti piu' belli di tutto il viaggio finora. I bambini sono gli stessi in tutto il mondo, alcuni sono solo piu' semplici, ma sono sempre e comunque la parte migliore.
I genitori poi mi hanno chiesto quanti anni avessi, quando ho detto 28 mi han detto che sono vecchia soprattutto per non avere figli. Qui l'aspettativa di vita e' attorno ai 58 anni per gli uomini, 61 per le donne, se ci penso io per loro sono a meta' percorso.
Poi ho visitato i villaggi galleggianti sul lago piu'grande del sud est asiatico... so che fa molto primo mondo dirlo, ma dopo un week end cosi volevo solo chiudere gli occhi e non vedere piu'nulla. far finta di non aver mai visto quella gente dimenticare tutto perche' la realta', quella realta' e'davvero molto dura da accettare. Credo che ad un certo punto il cervello semplicemente non ne possa piu'.

Ghandi diceva che si puo' giudicare un popolo dal modo in cui tratta i suoi animali.... se questo e'vero, io ho grandissimo rispetto per i cambogiani. Non picchiano gli animali (intendo cani e gatti), e non li uccidono perche' e' vita e alla vita non va posta fine. Cosi come trattano molto bene i bambini e le donne, gli uomini nei villaggi cucinano per tre mesi dopo il parto, perche' la donna deve solo pensare a nutrire il figlio e riposare. lei tornera' a lavorare nei campi solo dopo un anno dalla nascita. Abbiamo cosi tanto da recuperare per quanto riguarda la natura ed il suo rispetto. E non e' la raccolta differenziata che ce lo fa imparare, io parlo del rispetto quello vero, l'Amore, perche' alla fine io appartengo a questo mondo cosi come ci appartiene un insetto.


Con il mio interprete siamo andati da una fortune teller, un indovina, che qui e' una cosa molto seria, vengono consultati per tutte le questioni importanti. Siamo andati in motorino in mezzo alla campagna, quella vera. Strade di terra allagate dal monsone, rosse come vene quasi fossero vive, bellissime.

E poi questo contrasto di colori primari che ti mozza il fiato: il blu del cielo terso, il rosso della terra, il giallo del sole limpido e alto di mezzogiorno ed il verde carico di linfa della vegetazione. Uno spettacolo per occhi e anima. Poi questi bambini nudi e felici dappertutto, le mucche magre che ti guardano e non si spostano, galline picolissime circondate da pulcini microscopici e gatti... i gatti che sono gli stessi dovunque vai, che passano il tempo a rincorrersi e rincorrere le foglie.
L'incontro con la fortuneteller e' stata una delle esperienze piu' magiche della mia vita, ma va raccontato a voce, non scritto perche' l'atmosfera in quella capanna e'qualcosa che solo la viva voce puo' cercare di descrivere in maniera corretta, raccontando le emozioni.

L'altra sera, andando in bici, ho alzato gli occhi e ho visto una stella, l'unica in un cielo cupo di monsone, e mi ha ricordato che da quando sono arrivata non avevo mai alzato gli occhi al cielo di notte.

Quante stelle mi sono persa per controllare la strada? Per non perdere la via?
A meta' viaggio ho deciso di ricordarmi sempre di guardare il cielo di sera per non perdermi piu' nulla.

Vivere e' proprio un bell'esercizio come scrisse sepulveda dall'altra parte del mondo...