Le mani non devono essere perfette per fare carezze creative

giovedì 3 ottobre 2013

mi manca quell'ultimo abbraccio
che non son riuscita a dare
quell'ultimo bacio in fronte
rimasto attaccato alle mie labbra
per rabbia, rancore e malinconia
un bacio mancante
è una possibilità di amore svanita
sono gesti pensieri e profumi
negati al mondo,
relagati nel fondo di un cuore
che ne regge il peso trascinandosi un po'.
mi manca quell'ultimo abbraccio
non dato per lite
non per odio
mi manchi in quell'ultimo abbraccio
che continua a cullarti
nel profondo di me.

venerdì 23 agosto 2013

... ed in realtà tu mi manchi più di quanto potresti, più di quanto dovresti...

ci sono attimi che non torneranno mai, respiri, parole, sorrisi e profumi il cui ricordo mi rende fragile. vago da giorni in nebbie di tempo, senza sapere bene quando tornerò a terra, quando riprenderò a vivere.
il mio corpo è saldo ma dentro l'anima è graffiata.
la tua assenza segna ogni battito dei miei respiri.
ogni volta che i miei occhi si chiudono sono i tuoi che incontrano, sono i tuoi che vorrebbero guardare per ricordarne il colore.
la mia assenza forse ti è indifferente. il gelo dentro di te segna ancora l'inverno. è dicembre da te, mentre da me è estate.
due stagioni diverse. è questo che siamo sempre stati. due stagioni lontane.
chi eri? chi sei amico mio? il tuo nome non lo ricordo.
amico mio, tenero amore. ricordo amaro di gioie invisibili.
mi manchi.
e tutto sarà più difficile quando da lontano sentirò la tua voce.

continuo a sospendere i miei giorni, continuo a pensare a te e ad aggrapparmi al tuo ricordo che non voglio abbandonare.
mi manchi.
più di quanto dovresti.

giovedì 4 ottobre 2012

Le nuvole vanno a sud


E allora dove vanno le nuvole quando smette di piovere?
A sud, le nuvole vanno a sud.




Era cominciato tutto un anno prima.
Si erano incontrati per caso, entrambi persi tra mille volti di gente estranea. Si erano riconosciuti dalla voce, lui l’aveva chiamata, lei si era voltata.
Era iniziata così e non sarebbe finita.
Si conoscevano da sempre, che è come dire da mai, perché in questi casi gli avverbi di tempo hanno tempi diversi.  almeno dieci anni, ma non si vedevano da tre.
Sai la novità, sono tornato single le disse ….
Lo so ho saputo, non capisco però se ne sei felice o se devo farti le condoglianze.
Andiamo, ti offro da bere.
Non serve, è stato un piacere.
Insisto.
Lei non capiva il perché di quel pomeriggio trascorso a parlare dei contorni delle loro vite, perché la loro superficie non l’avevano sfiorata. Parole usate per riempire i vuoti ed i pieni di discorsi inutili ed imbarazzati, che rubavano il tempo ad altre compagnie, ad altri interessi. Circostanza, la chiamerebbero alcuni, educazione, pensava lei, mentre cercava una scusa, un buon motivo per scappare di li.
Non l’aveva colpita con le sue storie di bordelli a pigalle, di trasferte di lavoro e colleghi poco interessanti.
Lei invece si, aveva fatto centro con i suoi brevi accenni al sud est asiatico, al sud america al sud del mondo … sud, il suo punto cardinale preferito, quello a cui lei sentiva di appartenere da sempre.
Devo andare a messa, scusa, ma devo proprio. Sapeva che così lui non avrebbe potuto trattenerla.
Va bene, allora .. ci vediamo presto. Anzi, ci vediamo già la settimana prossima, ci sarò anche io al battesimo di tuo nipote.


Niente, proprio non capiva che lei non lo voleva attorno a sé, che non le interessava. Non aveva voglia di conoscere nessuno quel febbraio, la sua vita era già troppo piena di persone che assorbivano tutti i suoi interessi, che le chiedevano sempre di essere presente di “stare”.
… Stare … un verbo così importante per lei. Stare, essere, restare, di cui voleva diventare declinazione a tutti i costi.
Ha sapore di contatto questo verbo, di umanità e di impegno;  dovrebbe avere una considerazione maggiore … quante volte se lo era ripetuto, quante nella speranza che qualcuno considerasse interessante stare presso di lei. Ma alla fine quello che più contava era riuscire ad essere vera nella sue relazioni, non chiedeva molto lei, in compenso dava tantissimo non portando mai in pari i piatti della bilancia, accumulava debiti d’affetto come se nel suo cuore non ci fosse posto sufficiente per ricevere e per questo doveva continuare a donarsi costantemente senza essere ricambiata.
Stava uscendo a fatica da una brutta storia in quelle settimane. In realtà non ne sarebbe uscita che l’anno successivo, ma si stava illudendo di chiudere un rapporto non sano che la teneva legata in relazioni succhia sangue e succhia anima.  Quel lui era bellissimo, uno degli uomini più belli che lei avesse mai conosciuto e lei si stupiva ogni singolo istante del suo stargli accanto, di come uno così avesse anche solo potuto accorgersi che lei respirava. Anche quella volta era stato un incontro per caso, lui era apparso da una porta e lei aveva pensato, questo lo sposo. Erano passati due anni da quel giorno di un altro febbraio più giovane.
Erano passate tante esperienze, condivisioni, giorni di crescita conditi però da paure e dubbi e dalla necessità di lei di farlo sentire importante, più importante di chiunque altro persino di se stessa. Si era persa, si stava disfacendo in mille pezzi che poi avrebbe faticato a ricomporre. Ma lui continuava a cercarla. Ogni volta che lei si allontanava, ogni volta che diceva ora devo andare, lui tornava. Tornava sempre. E lei si faceva trovare. Bisogno, necessità di sentirsi voluti bene …  Ma due metà non fanno un intero. Due metà rimangono tali.
C’era stata la Cambogia di mezzo. Un mese di solitudine era servito a pensare a se stessa, a ritrovarsi almeno un po’, a notare per la prima volta negli occhi delle persone il riflesso della donna che sognava di essere da piccola. Si era sentita tutta in quel mese, il suo corpo era il perfetto contorno del suo spirito, era lì che doveva essere, era in quel corpo che doveva vivere. Al suo ritorno però lui c’era ancora e lei proprio non fu in grado di allontanarlo.
Un altro anno ed eccoci al pomeriggio di febbraio. Era appena stata a pranzo con D quando si era sentita chiamare.  Un’altra d, che coincidenza pensò, ma non era bello , non era interessante non era lui e  lei non aveva voglia di sprecare tempo per altri, lei esisteva per D, non poteva esserci nessun altro.

lunedì 27 agosto 2012

C'è una verità elementare,
la cui ignoranza uccide
innumerevoli idee e splendidi piani:
nel momento in cui uno si impegna a fondo,
anche la Provvidenza allora si muove.
Infinite cose accadono per aiutarlo,
cose che altrimenti mai sarebbero avvenute...
Qualunque cosa tu possa fare,
o sognare di poterla fare, incominciala.
L'audacia ha in sé genio, potere e magia.
Incomincia adesso

lunedì 11 giugno 2012

... africa ...

.... AFRICA....
e chi l'avrebbe detto??
non di certo io che avevo giurato di non andarci mai.
eppure...
eppure eccomi, tra un mese e mezzo sarò lì e se mi si chiede perchè io nemmeno so rispondere.
però parto.
parto per l'ultimo viaggio della mia vita in roulotte, cioè, quella roulotte che è stata la mia vita da gipsy finora.
sola.
parto per tornare e restare, parto per il mattoni e per il pane.
parto per fare casa.
per essere pronta a rimanere in tutti i giorni del mio essere qui.
vado a sud, molto a sud.
in mozambico.
e sono felice di non sapere molto di più.
parto affidandomi sicura del fatto che ci sarà qualcuno ad attendere il mio ritorno, perchè io sono la prima che vuole tornare per quel qualcuno.
parto per rivedere i suoi occhi.
parto innamorata sembrerebbe.
se ci torno anche innamorata non lo so ma intanto parto...

... parto ...

giovedì 13 ottobre 2011

Elogio dei Piedi


Perché reggono l’intero peso.
Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.
Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare.
Perché portano via.
Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.
Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali.
Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica.
Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.
Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.
Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin.
Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.
Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un inginocchiatoio.
Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo.
Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la ruffiana tarantella.
Perché non sanno accusare e non impugnano armi.
Perché sono stati crocefissi.
Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l’appoggio.
Perché, come le capre, amano il sale.
Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano in nome del corpo contro la morte.

E. De Luca

venerdì 23 settembre 2011

... forse mi sto innamorando ...


forse mi sto innamorando
ma lo dico piano, sottovoce,
quasi un sussurro di pensiero.
forse è paura, paura di dirlo ad alta voce,
oppure rispetto di qualcosa
che sta nascendo piano e che è fragile,
qualcosa da curare e proteggere
e non esposta ai venti.
forse mi sto innamorando
ed è un sentimento nuovo
felice, che porta sorrisi e pensieri
di gioia, di Vita, di mani
intrecciate e giornate scandite
dai tempi dell'altro:
l'attesa, il ritorno, le risa ed il sonno.
respiri che rubano il tempo
ed il ritmo ad un corpo
che non mi appartiene.
orecchie che scrutano il vento
in attesa di passi lenti
e sicuri che sanno di terra
e di terre lontane.
forse mi sto innamorando
e non c'è nulla di male
nel dire "ti voglio"
se questo ti fa così bene.
il tempo che corre ti insegna
a parlare a tacere
a capire che vale la pena
l'attesa abitata
la speranza che freme
la voglia di aprirsi al giorno che viene
il fidarsi di Dio
comprendere che su questa terra
vi è solo un posto che sia tutto mio
e che quando lo trovi
il peccato più grande
è scapparsene via
e che se ti innamori
il peccato più grave
è non lasciare che sia